Museo

LA GRANDE MOSTRA “ONDE BAROCCHE, CAPOLAVORI DIOCESANI TRA IL 1600 E 1750” OCCUPA LE STANZE DEL MUSEO DIOCESANO CHE VI INVITA A VISITARE IL PROPRIO RINNOVATO ALLESTIMENTO. FINO A CONCLUSIONE MOSTRA NON TUTTE LE OPERE E I MANUFATTI ORDINARIAMENTE CUSTODITI NELLE SALE SARANNO IN ESPOSIZIONE.

L’antico Palazzo Vescovile di Albenga
Il grande edificio, già sede vescovile, è il risultato dell’accorpamento nei secoli di diversi stabili, i più antichi dei quali risalenti al XI secolo. Al visitatore è offerta la rara possibilità di ammirare non solo la dimora dei Vescovi ingauni, con decori e particolari che vanno dal Medioevo fino al tardo Barocco, ma anche una ricca collezione di opere d’arte che attraversano il tempo.
Sulla facciata del palazzo, al di sopra del portale cinquecentesco voluto dal Vescovo Luca Fieschi, compare un affresco risalente al 1477 che reca alcuni stemmi, tra cui quello di Papa Sisto IV Della Rovere e quello del Cardinale Giovanni Battista Cybo, divenuto Papa con il nome di Innocenzo VIII.

La Sala “Lamboglia”
La prima sala, dedicata all’archeologo Nino Lamboglia, conserva al suo interno le testimonianze archeologiche più antiche del Museo, recuperate nel corso dei lavori di scavo e restauro della Cattedrale (1948-1967). Provengono invece dal Battistero le anfore recuperate durante gli interventi voluti da Alfredo D’Andrade alla fine XIX secolo e la tomba ad arcosolio, formata da lastre di età longobarda, una lunetta traforata e una transenna decorata ad intreccio databile al V-VI secolo.
La stanza stessa è molto antica e conserva tracce della fase gotica del palazzo: il bel soffitto con volte a crociera, le antiche porte (ora murate) a sesto acuto e una colonna di origine tardo romana riadattata in periodo medioevale.

La Sala delle ceramiche
La sala deve il suo nome alle ceramiche di età rinascimentale custodite nelle sue vetrine: si tratta di una selezione del materiale archeologico portato alla luce durante lo scavo della Cattedrale, ed è esplicativo dei diversi tipi di ceramica utilizzata in città in quel periodo e dei commerci con altre località.
Inoltre si possono ammirare alcune opere realizzate tra il Quattrocento e il Cinquecento, pervenuteci solo in parte ma ancora in grado di restituirci l’idea dell’antico splendore; tra queste le più significative sono la metà di una predella, opera di Nicolò da Voltri, raffigurante i Dodici Apostoli o i due scomparti laterali, frammenti di un trittico attribuito a Luca Baudo, raffiguranti i Santi Eligio e Ampelio.

La Sala delle Verzure
L’antica camera da letto del Vescovo presenta sulle pareti una decorazione ad affresco ancora parzialmente leggibile e datato alla metà del XV secolo; ispirata al Palazzo dei Papi di Avignone, la trama a trompe-l’oeil finge un ricco tendaggio scuro sul quale sono proposti numerosi animali ed essenze vegetali.
Nell’ambiente sono presenti opere appartenute per lo più al Tesoro della Cattedrale, tra cui fanno bella mostra di sé le teste reliquiario di San Calocero e di San Verano, i calici e i vari oggetti liturgici appartenuti ai vari Vescovi di Albenga, la Madonna con Gesù Bambino, raro esempio di scultura di area lombarda del XIII secolo, e la rinascimentale Crocifissione Gambarana, pala d’altare del pittore fiorentino Raffaele De Rossi che raffigura sullo sfondo la città di Albenga nel Cinquecento.

La Cappella
La sala, in origine parte di una torre duecentesca, fu adibita a Cappella del Palazzo Vescovile nel Quattrocento e, intorno alla metà del secolo, fu affrescata con un intervento attribuito alla bottega del Maestro di Lucéram. Nelle vele della volta a crociera posta a copertura dell’ambiente sono raffigurati i quattro Evangelisti e i primi quattro Dottori della Chiesa, mentre sulle pareti, nel registro superiore sono rappresentate otto scene legate alla Storia della Vergine; nel registro inferiore sono invece appena leggibili alcune immagini riferibili alle Sibille.
Tra le varie opere, nella Cappella si conservano poi uno splendido Crocifisso quattrocentesco da confraternita e una tavola raffigurante i Santi Eleuterio e Mauro datata la 1457.

La Sala degli stemmi
Lungo il cornicione del salone principale del Palazzo sono riportati i nomi e gli stemmi dei Vescovi che nel corso dei secoli hanno governato sulla diocesi, a partire da Quinzio, primo Vescovo documentato in maniera sicura già a partire dal 451 d.C.
Nella sala sono esposti i dipinti più importanti della collezione: la Decollazione di Santa Caterina d’Alessandria, capolavoro di Guido Reni, la caravaggesca copia del San Giovannino, il Miracolo di San Verano di Giovanni Lanfranco e il San Gerolamo di Orazio De Ferrari, e tanti altre opere per lo più appartenenti alla grande stagione del Seicento genovese.

La Sala degli arazzi
In questo ambiente sono esposti alcuni arazzi di straordinaria bellezza: quattro di essi riportano la Storia dell’infanzia di Mosè, pregevole esempio di manifattura di Bruxelles della fine del XVI secolo, cui si aggiunge una coppia di entrefenétre del XVII secolo, di manifattura di Audenarde.

La sala rossa
L’ultima sala del percorso espositivo era adibita alle udienze concesse dal Vescovo; nella stanza sono presenti numerose testimonianze di arte soprattutto del XVIII secolo come il prezioso damasco rosso che tappezza le pareti, la statua in marmo bianco raffigurante la Vergine Maria con Gesù Bambino, opera attribuita a Francesco Maria Schiaffino, e la statua processionale del 1793 in argento e oro raffigurante San Michele Arcangelo, patrono della Cattedrale.